Siamo sensibili al Natale? Quando parliamo di sensibilità, solitamente pensiamo a una persona molto emotiva, molto apprensiva, piuttosto delicata e che pianga molto facilmente. Questo concetto di sensibilità non ci aiuta a percorrere il cammino dell’Avvento come tempo di preparazione al Natale. Allora di cosa si tratta?
Lo stesso sant’Agostino ci aiuterà a entrare più profondamente nella sensibilità umana, poiché era un uomo che non solo aveva un cuore inquieto, ma anche molto sensibile, fino alle lacrime. Per lui la sensibilità ha a che fare con l’attivazione dei cinque sensi: vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Si tratta di energizzare “con vivacità” i cinque sensi non solo nel loro modo sensoriale – vista , udito
, olfatto
, gusto
e sensazione
– ma anche in qualcosa di ancora più radicale. Ha a che fare con la connessione con Dio dall’interno. Queste sono le parole del nostro santo:
“Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”.
Sant’Agostino, Le Confessioni 10,38
Per sant’Agostino l’azione di Dio nel cuore del cristiano passa attraverso i cinque sensi. Per questo spalanca il suo cuore ed esclama: “balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità”. Fu l’eccesso della luce di Dio a dissipare le tenebre che lo avvolgevano. Dice “mi chiamasti”, anzi gridasti e hai “sfondato la mia sordità”. Dio stesso l´ha reso ascoltatore della sua Parola. Esprime anche: “diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te“. Agostino fece un respiro profondo perché, da quel momento, sospirò solo per l’amore di Dio. Rileva: “gustai e ho fame e sete”. Dio ha soddisfatto il desiderio del suo cuore. E infine “mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”. Il tocco delicato dell’amore di Dio ci circonda con la sua tenerezza e ci riempie di pace.
Con il Santo dal cuore inquieto potremmo parlare della sensibilità come degli organi del cuore: gli occhi del cuore, le orecchie del cuore, l’odore del cuore, il sapore del cuore e il tocco del cuore. È in questo senso che vogliamo invitarvi a percorrere il cammino dell’Avvento come un pellegrinaggio della sensibilità che ci avvicina al cuore del Natale, al mistero dell’Incarnazione, all’incontro faccia a faccia e a cuore a cuore con la Parola della vita fatta carne.
Così, durante la prima settimana di Avvento apriremo gli occhi su un tempo nuovo: al tempo dell’attesa e della speranza. In questo modo l’esperienza di Agostino sarà anche la nostra: brillasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità.
Nella seconda settimana di Avvento ci concentreremo sull’ascolto della Parola nel silenzio del deserto, come ci viene proposto nella liturgia della Parola, attraverso la figura di Giovanni Battista: la voce che grida nel deserto. Applicheremo lo stetoscopio al cuore di Dio per ascoltare il suo battito affinché, come accadde a sant’Agostino, anche la nostra sordità sia sfondata.
Nella terza settimana di Avvento ci impegneremo a custodire il profumo della gioia con l’odore del cuore, cioè a sentire il profumo della misericordia di Dio. Potremo così esclamare con sant’Agostino: diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te.
Nella quarta settimana di Avvento gusteremo le delizie della vocazione, perché la vocazione è il dolce della vita cristiana. Accompagnati da due grandi maestri della risposta vocazionale, la Vergine Maria e San Giuseppe, riscopriremo il gusto della nostra vocazione. Allora avrà senso anche per noi quell’espressione di sant’Agostino: gustai e ho fame e sete. E, infine,
nel cuore del Natale ci dedicheremo a sentire, cioè a sperimentare sulla nostra pelle, l’abbraccio di Dio all’umanità appena nata, l’Emmanuele, il Principe della pace, che offre una pace che niente e nessuno può portaci via. Allora possiamo dire che con sant’Agostino mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.
Siamo sensibili al Natale? Quando parliamo di sensibilità, solitamente pensiamo a una persona molto emotiva, molto apprensiva, piuttosto delicata e che pianga molto facilmente. Questo concetto di sensibilità non ci aiuta a percorrere il cammino dell’Avvento come tempo di preparazione al Natale. Allora di cosa si tratta?
Lo stesso sant’Agostino ci aiuterà a entrare più profondamente nella sensibilità umana, poiché era un uomo che non solo aveva un cuore inquieto, ma anche molto sensibile, fino alle lacrime. Per lui la sensibilità ha a che fare con l’attivazione dei cinque sensi: vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Si tratta di energizzare “con vivacità” i cinque sensi non solo nel loro modo sensoriale – vista , udito
, olfatto
, gusto
e sensazione
– ma anche in qualcosa di ancora più radicale. Ha a che fare con la connessione con Dio dall’interno. Queste sono le parole del nostro santo:
“Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”.
Sant’Agostino, Le Confessioni 10,38
Per sant’Agostino l’azione di Dio nel cuore del cristiano passa attraverso i cinque sensi. Per questo spalanca il suo cuore ed esclama: “balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità”. Fu l’eccesso della luce di Dio a dissipare le tenebre che lo avvolgevano. Dice “mi chiamasti”, anzi gridasti e hai “sfondato la mia sordità”. Dio stesso l´ha reso ascoltatore della sua Parola. Esprime anche: “diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te“. Agostino fece un respiro profondo perché, da quel momento, sospirò solo per l’amore di Dio. Rileva: “gustai e ho fame e sete”. Dio ha soddisfatto il desiderio del suo cuore. E infine “mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”. Il tocco delicato dell’amore di Dio ci circonda con la sua tenerezza e ci riempie di pace.
Con il Santo dal cuore inquieto potremmo parlare della sensibilità come degli organi del cuore: gli occhi del cuore, le orecchie del cuore, l’odore del cuore, il sapore del cuore e il tocco del cuore. È in questo senso che vogliamo invitarvi a percorrere il cammino dell’Avvento come un pellegrinaggio della sensibilità che ci avvicina al cuore del Natale, al mistero dell’Incarnazione, all’incontro faccia a faccia e a cuore a cuore con la Parola della vita fatta carne.
Così, durante la prima settimana di Avvento apriremo gli occhi su un tempo nuovo: al tempo dell’attesa e della speranza. In questo modo l’esperienza di Agostino sarà anche la nostra: brillasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità.
Nella seconda settimana di Avvento ci concentreremo sull’ascolto della Parola nel silenzio del deserto, come ci viene proposto nella liturgia della Parola, attraverso la figura di Giovanni Battista: la voce che grida nel deserto. Applicheremo lo stetoscopio al cuore di Dio per ascoltare il suo battito affinché, come accadde a sant’Agostino, anche la nostra sordità sia sfondata.
Nella terza settimana di Avvento ci impegneremo a custodire il profumo della gioia con l’odore del cuore, cioè a sentire il profumo della misericordia di Dio. Potremo così esclamare con sant’Agostino: diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te.
Nella quarta settimana di Avvento gusteremo le delizie della vocazione, perché la vocazione è il dolce della vita cristiana. Accompagnati da due grandi maestri della risposta vocazionale, la Vergine Maria e San Giuseppe, riscopriremo il gusto della nostra vocazione. Allora avrà senso anche per noi quell’espressione di sant’Agostino: gustai e ho fame e sete. E, infine,
nel cuore del Natale ci dedicheremo a sentire, cioè a sperimentare sulla nostra pelle, l’abbraccio di Dio all’umanità appena nata, l’Emmanuele, il Principe della pace, che offre una pace che niente e nessuno può portaci via. Allora possiamo dire che con sant’Agostino mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.